Il Secondo Tragico Muluni segna il ritorno dell’omonimo menestrello nel fluido panorama cantautoriale acid-pop/lo-fi/folk-punk sotterraneo italiano.

Dopo un esordio tutto chitarra e voce, stavolta viene offerto in pasto ai nostri padiglioni auricolari un lavoro strettamente casalingo, dove l’ormai classico stile ‘muluniano’ si incontra e si scontra con i giocosi arrangiamenti elettro-minimali eseguiti con gli scarni mezzi a portata di mano: un computer e Garageband, proprio come un Burzum dei poveri senza velleità artistico-pagane ma con una buona dose di sana insofferenza mediterranea.

Se proprio volessimo trovare un trait d’union tra questi due percorsi diversissimi potremmo cercarlo nell’isolamento forzato che ha coinvolto un po’ tutti dopo l’ultimo lavoro targato Muluni.
La marginalità della musica underground viene esasperata dallo sfaldarsi di quei rapporti di comunità che le contingenze hanno inesorabilmente imposto, accelerando verso quel mondo “un po’ più autistico” che il nostro cantava in ‘Attimi’ nel lavoro precedente.

Ne consegue una cifra stilistica leggermente rinnovata, pur muovendosi sempre nel solco della tradizione ‘one man band’, e una scelta contenutistica varia che va dalle ormai assodate canzoni anti-romantiche (e forse per questo più autentiche di quelle che passa il convento della musica mainstream), a malinconie più rarefatte e introspettive, a tratti decisamente più cupe.

Insomma, sono tante le strade che si dipartono da questo lavoro, chissà quale sarà quella che, in una deriva psico-geografica, seguirà l’autore in futuro.
Nel dubbio, scandagliate anche voi questi indizi e scegliete la fetta di Muluni che più vi aggrada!